Affronto spesso questo argomento, poichè mi sta particolarmente a cuore, i ritardi del linguaggio sono sempre più frequenti, non saprei dire il perchè ma noto un aumeno davvero sostanziale nei casi che mi si presentano, rispetto a ventanni fa, oggi ricevo un gran numero di richieste di valutazione,
io non sono una Logopedista pro terapia sempre e comunque, chi mi ha conosciuta questo lo sa bene, a molti ho consigliato una visita foniatrica, ad altri ho sconsigliato la terapia perchè il bambino poteva tranquillamente essere nella norma rispetto all’età e la pronuncia.
Detto ciò è importante però comprendere che se un bambino di tre anni e mezzo parla… “una lingua tutta sua” che viene decifrata solo dai familiari, bhè c’è qualcosa che non và ed è inutile temoporeggiare oppure aspettare che apprenda da se come dire le parole in modo corretto, l’evidenza del ritardo ci deve far rendere conto che è tempo di fare qualcosa….
Il modo in cui procedere non è uguale per tutti, per alcuni bambini è preferibile intraprendere prima un percorso psicomotorio e successivamente inserirlo in logopedia, per altri invece è possibile partire direttamente con la logopedia, ciò dipende dalle competenze del bambino, come ad esempio: se riesce a rispettare le regole del setting, se tollera le frustrazioni ed i no, se sa portare a termine un’attività, se è maturo per intraprendere un lavoro diretto sull’impostazione fonetica (cioè su come pronunciare correttamente le lettere).
Nel caso in cui si osservano comportamenti immaturi, iperattività scarsa attenzione ecc. è il caso di intraprendere prima un percorso di psicomotricità e dopo qualch mese inserire anche il trattamento logopedico. In questo modo il bambino entra in contatto con il mondo della rabilitazione in modo più blando e sopratutto con un lavoro più ludico, infatti nel setting psicomotrio sono presenti materiali come grandi cuscini scivoli scalette, palloni di gommapiuma ecc.
Attraverso questi strumenti ludici, utilizzati con maestria dai terapisti della Neuropsicomotricità, il bambino giocando apprende: le regole; incrementa i tempi attentivi, migliora la percezione del sè; impara a tollerare le frustrazioni; migliora lo sviluppo delle aree cognitive in attività strutturate e non strutturate.
Ciò rende mlto più semplice l’inserimento in logopedia dove se non stiamo parlando di un bimbo davvero piccolo (intendo 2 anni) la terapia a mio avviso può essere improntata in modo strutturato senza dover ricorrere alle attività di gioco, ma al massimo si sfrutta una particolare preferenza del bimbo come rinforzo positivo,
per esempio un bimbo di 3 anni e 6 mesi che ama il computer, lavora con me in questo modo: quindi prima facciamo le prassie, poi ripetiamo parole e frasi, avviamo una nuova impostazione fonetica ed infine come premio gioca al pc!
La mamma di questo bimbetto mi ha detto: << non credevo potesse lavorare così bene!>>, direi che è una bella soddisfazione….
Ma ritorniamo ai bimbi di tre anni e mezzo, cosa fanno come parlano cosa sanno…..
I bambini sono il risultato di ciò che gli adulti gli insegnano, quindi è importante comprendere con chi sono cresciuti, con chi hanno interagito, poichè ci fa capire a quante stimolazioni sia stato esposto, un bambino che gioca con altri bambini è più stimolato di un bambino che gioca con i nonni, quindi io ritengo che se i genitori devono lavorare magari un inserimento a scuola materna un pò anticipato per tre o quattro ore non sarebbe male….
A tre anni e mezzo i bambini parlano producendo quasi tutte le lettere, semplificano i nessi consonantici e possono non dire la lettera /r/ ma per il resto il linguaggio è ben avviato nella produzione di quasi tutti i foni, costruiscono frasi ben strutturate e raccontano storie aiutandosi con le immagini e sopratutto raccontano ciò che fanno….
Insomma sono ometti e mini donne capaci di farci una gran compagnia che a volte ci sorprendono con frasi ascoltate ed incamerate dagli adulti lasciandoci a bocca aperta, loro sono spugne e noi abbiamo il grande compito di dargli l’acqua della conoscenza a misura di bambino di non stancarci degli infiniti perchè e di tener vive l’entusiasmo e la curiosità che mostrano per la vita per le cose semplici …..