Lavoro da circa 20 anni e mi piace molto confrontarmi con i colleghi con gli specialisti o anche con chi non è del mio campo, essere aperti al dialogo confrontarsi é sempre un momento di crescita professionale.
A volte però resto basita dalle chiusure, da chi non esce dagli schemi da chi segue una linea dritta senza percorsi alternativi….. Da chi non sperimenta nuove strategie….
Il campo di impiego… della logopedia è vasto e vario e non ci sono regole ben scritte, non eseguiamo operazioni aritmetiche, ma ci rapportiamo a tante persone e per lo più a bambini. Ognuno ha la sua storia, ognuno ha il suo carattere ognuno ha un modo di apprendere differente….
Quindi sta alla bravura e alla versatilità del terapista e dello specialista che ha in carico il paziente a saper intraprendere le strategie più opportune per ogni bambino o adulto che sia…
Mi è capitato di lavorare con bambini piccoli che non avevano una diagnosi specifica come ad esempio : ” ritardo del linguaggio”, che può significare tutto e niente poiché attesta un ritardo dello sviluppo del linguaggio rispetto all’età anagrafica ma non ci dice il perché ……
In questo caso lo scopo è di agganciare il/la bimbo/a ed insegnargli parole nuove, a volte questi piccolini no hanno un buon aggancio visivo, è da premettere che il contatto oculare é fondamentale per gli apprendimenti quindi mi è capitato di sfruttare parte della terapia cognitivo-comportamentale per raggiungere questo obiettivo,
così facendo, ovviamente supportata dallo specialista di riferimento, il foniatra per il logopedista, sono riuscita ad ottimizzare di gran lunga i tempi e soprattutto ad ottenere buoni risultati.
Anche l’utilizzo del rinforzo, e il lavoro cognitivo fatto in modo selettivo, quindi insegnando al bambino in tal caso a riconoscere animali e suoni onomatopeici, come previsto nel metodo behavior analisis, possono essere adattati a circostanze diverse ed in terapie che non siano per forza rivolte a disturbi dello spettro autistico…..
La nostra riflessione é sul modo in cui passano le informazioni, sulla percezione che un genitore può avere nel sentire determinate cose, dare delle delucidazioni in merito, chiarire il perché dell’utilizzo di un metodo piuttosto che di un altro, ovviamente sempre supportati dallo specialista di riferimento è fondamentale, poiché per chi è nel campo dire terapia cognitivo comportamentale può essere un mondo con molte chiavi di lettura, non racchiude una sola possibilità….
ma per un genitore che sente dire che il suo bambino ha bisogno di questo tipo di intervento, se apre Google la prima cosa correlata é Autismo, potremmo generare il panico!!!!!
Quindi se è vero che si possono utilizzare varie strategie è pur vero che abbiamo l’obbligo di passare informazioni chiare in modo tale da poter lavorare serenamente e soprattutto non destabilizzando i familiari.
Fondamentale è il team con cui si collabora, soprattutto i terapisti devono essere in contatto, perché se i terapisti non comunicano tra loro i bambini si trovano nel mezzo e rischiano di essere tirati come molle impazzite con pessimi risvolti….
A volte l’impiego di metodiche che non nascono canonicamente per un tipo di riabilitazione possono dare risultati eccellenti, poi non è detto che l’utilizzo di un metodo debba essere espletato in tutto, può essere integrato ed adattato, nel rispetto del paziente e delle esigenze terapeutiche.
Spero che l’articolo ti sia piaciuto ma ovviamente é solo un piccolo spunto e non pretende di essere esaustivo su un argomento così complesso, quindi se vorrai arricchirlo con un commento ne saremo felici!
Grazie