Se il vostro bambino segue un percorso di riabilitazione logopedica, svolge delle sedute di terapia per imparare a comunicare meglio è importante che siate al corrente degli obiettivi del trattamento e sopratutto delle modalità di intervento.
Non tutti i terapeuti ammettono che i genitori siano presenti, ciò ha un senso in quanto spesso i bambini sentendosi “protetti” dalla presenza di un genitore, lavorano male, però è importante che almeno gli ultimi dieci minuti della seduta di terapia si dedichino ai genitori per spiegare come proseguire il lavoro a casa, questo è un passaggio fondamentale per il buon esito del trattamento stesso.
Quando si lavora con… i bambini, l’alleanza terapista- genitore è molto importante, basti pensare che noi trascorriamo con il bambino 2-3 ore a settimana loro tutto il tempo!!!
Quindi, anche se a volte è difficile svolgere le attività terapeutiche con un genitore nella stanza, è necessario farlo per fargli sapere come comunicare con il loro bambino, la mamma ed il papà hanno bisogno di imparare.
Ho svolto uno stage in Miami, nel 2000, in un centro specializzato per l’Autismo, lì le stanze di terapia erano tutte fornite di un vetro a specchio dietro il quale c’erano sempre i genitori, in più per abitudine molti registravano le sedute dei propri figli, tutto ciò in Italia io non l’ho mai visto almeno nel Casertano non c’è!
Questo può sembrare eccessivo, ma se parliamo di disturbi pervasivi del comportamento (autismo), che siano lievi o gravi, a mio avviso è più che sensato!
Il terapista deve saper coinvolgere i genitori nel trattamento, nella misura che i genitori vorrebbero essere coinvolti. Molti terapeuti sono entusiasti di collaborare con i genitori.
Perché questa è un’idea importante?
La comunicazione coinvolge almeno due persone ed i genitori devono diventare un partner di comunicazione importante per il bambino. Se riescono a comunicare meglio con il proprio figlio, lui o lei avranno un’interazione migliore nel contesto familiare.
Se il bambino apprende nuovi sistemi di comunicazione in terapia, lui o lei avrà qualcuno con cui mettere in pratica le competenze acquisite, ma se non c’è con chi allenarsi, non ci sarà l’allenamento al nuovo apprendimento ed il trattamento di riabilitazione procederà certamente in modo più lento…
Parlando con il terapista ci si può confrontare su quelle che sono le reali difficoltà di comunicazione di vostro figlio di ciò che accade nella sua quaotidianità – la terapia quindi può essere mirata a risolvere i problemi di comunicazione reali.
Ad esempio, un genitore può dirci, mia madre chiama ogni Domenica, ma mio figlio non sa come risponderle . Il logopedista può quindi aiutare a risolvere un problema reale di comunicazione rispetto al problema di comunicazione teorica che può o non può essere importante per voi o il vostro bambino.
Non tutti i terapisti hanno un buon rapporto con tutti i bambini, questo è reale ed è naturale che possa accadere, le persone possono piacere o non piacere anche senza motivo, capita che qualcuno ci sia antipatico a pelle…; questo può accadere anche in un rapporto di terapia,
ma per poter sviluppare un buon programma di riabilitazione è necessario che ci sia “empatia” tra terapista e bambino, se si nota che non c’è affinità, settimana dopo settimana, dovrebbe essere il terapista a rivolgersi allo specialista di riferimento per confrontarsi sull’andamento terapeutico e valutare se necessario essere sollevato dal caso.
Se i genitori conoscono i reali obiettivi terapeutici di volta in volta possono dirci se la terapia sta aiutando il bambino ad imparare a comunicare o meno.
Personalmente non riesco a pensare a nulla di meglio, che lavorare con una famiglia attivamente coinvolta, che rende il mio lavoro più efficace!
I terapisti, a volte, possono essere sopraffatti dalla dimensione del compito da affrontare, insegnare ad un bambino come comunicare con il mondo non è cosa semplice, ma può essere molto incoragginte condividere gli obiettivi con i genitori per ottenere apprendimenti e progressi più veloci.
Lavorando con bambini che presentano difficoltà della comunicazione, ho sempre saputo che avrei potuto solo graffiare la superficie di quello che era il mondoi reale dei bimbi con cui lavoravo a meno che non avessi avuto qualche aiuto… e così è stato… infatti ho cominciato a coinvolgere i genitori nell’insegnare le tecniche di comunicazione.
Due cuori e due teste sono meglio di una quando si tratta di risolvere sfide comunicative reali che affrontano entrambi i genitori con bambini che hanno difficoltà di espressione e di comunicazione.
Apprendere come veicolare la comunicazione è complicato, ma dopo anni di lavoro con i genitori, vi posso assicurare che riescono ad essere molto efficienti per aiutare i loro figli a comunicare ed interagire con gli altri.
Quando i familiari si occupano e lavorano per la comunicazione dei propri figli, i bambini imparano molto più velocemente e mantengono l’apprendimento anche quando il lavoro logopedico si è concluso.
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