La disfasia evolutiva è un disturbo del linguaggio specifico ed evolutivo, che non è sostenuto da lesioni organiche clinicamente dimostrabili; comporta , però, una compromissione del livello sintattico e dell’uso cognitivo del linguaggio interno.
Per alcuni autori , la disfasia è una “lesione organica delle strutture encefaliche che sono deputate alla codifica o alla decodifica dei messaggi in arrivo o in partenza per qualunque canale comunicativo” ;
per altri invece, è più semplicemente un disturbo “relazionale” cioè funzionale.
Importante è ricordare che i bambini disfasici presentano un linguaggio incomprensibile , povero di parole e contenuto in quanto si rilevano disturbi di natura articolatoria (non organica), semantica , grammaticale e sintattica.
A causa di queste caratteristiche… in un primo momento, i bambini affetti da disfasia evolutiva possono ricordare pazienti con ritardo semplice del linguaggio.
Difficile è anche diagnosticare la disfasia evolutiva a causa di molteplici difficoltà , quella più evidente è che i genitori sono convinti che tutto torna alla normalità con il tempo e quindi rimandano i controlli medico-clinici.
Per individuare questa patologia risultano molto utili i tests auditivo-verbali di B. Maissony che valutano il livello di comprensione e di utilizzazione verbale .
Bisogna comprendere l’importanza delle relazioni tra la disfasia, la comprensione verbale, la comprensione intellettiva, l’affettività, l’apprendimento scolastico, il bilinguismo e la socializzazione per capire i principi su cui si basa l’eziologia, la patogenesi e la diagnosi della patologia.
Questi problemi comunicativo-verbali o , meglio, relazionali sono molto complessi e hanno bisogno di un intervento rieducativo mirato.
Il logopedista deve, nella prima fase di terapia, imparare ad osservare, e quindi riabilitare, le capacità di orientamento del bambino rispetto allo spazio e al tempo , servendosi di esercizi ritmici diversi.
Inoltre , se l’evoluzione del bambino è molto disturbata, il logopedista si può avvalere della collaborazione di un neuro-psicomotricista che , in questi casi, è la figura più adatta per un efficace rieducazione.
Il trattamento riabilitativo è solitamente molto lungo e si deve tener presente che la prognosi si diversifica da caso a caso,in rapporto al danno subito e alla precocità dell’intervento.
Per quanto riguarda le metodiche riabilitative del bambino disfasico non esiste un protocollo standard , in quanto, tutte le occasioni che si presentano devono risultare favorevoli per sviluppare e migliorare la comprensione verbale e la sua utilizzazione affinchè si favoriscano i tre settori interessati e cioè l’articolazione, la parola, la frase.
Dal bambino disfasico non bisogna pretendere una “performance” identica ai bambini della stessa età, in quanto si potrebbe provocare , a tale richiesta , un rifiuto alla terapia; si deve invece incoraggiare il bambino e gratificarlo affinchè si raggiungano i risultati prefissati.
Per favorire il linguaggio, sia orale che scritto, è opportuno allenare il bambino alla comprensione dei simboli.
L’uso della parola e della frase deve essere sempre associata alla lettura in quanto offre un aiuto concreto al bambino affinchè capisca il significato, la forma e l’azione che solo oralmente non apprenderebbe.
Nella riabilitazione dei bambini disfasici, la lettura è elemento fondamentale, in quanto suscita l’interesse del bambino nel comprendere l’importanza che unendo più elementi fonetici si organizza la parola e successivamente la frase .
La scrittura corre di pari passo alla lettura , quindi ciò che si legge deve essere anche scritto.
Per ultimo , ma non meno importante, è l’aspetto psicoterapeutico; il logopedista non deve diventare lo “psicoterapeuta” ma, deve cogliere gli aspetti della vita quotidiana del bambino e della famiglia,
valutarne quali sono quelli negativi e quali quelli positivi, cogliere l’ affettività e la personalità del bambino e trarne elementi positivi modificando situazioni difficili e, migliorando in modo globale l’assetto che accompagna il bambino durante la terapia.