Diagnosi e terapia costituiscono i due pilastri fondamentali per qualsiasi intervento riabilitativo, quindi anche per la disfluenza, solo una corretta conoscenza diagnostica del disturbo ne permette una riabilitazione appropriata.
Adottare una modalità di indagine e di rilevamento dei dati che consenta una visione globale e dettagliata del problema comunicativo aiuta a ragionare sul piano di intervento più idoneo per ogni singola persona.
Molti autori parlano di una peresa in carico multidisciplinare dove Foniatra Logopedista e Psigologo intervengono con un… progetto comune per il benessere psicofisico e il miglioramento della vita dell’individuo.
La diagnosi Foniatrica ha lo scopo di identificare il fenomeno della disfluenza in base alle seguenti categorie. Disfluenza, Tumultus Sermonis, Patologia neurologica, Trauma emotivo, Disfonia Spasmodica.
la valutazione Psicologica, analizzai processi psichici che sottendono il disturbo della disfluenza e i rapporti esistenti con: condotte ipercinetiche, disturbi della condotta, disturbi dell’affettività, altri disturbi associati.
La diagnosi ci consente di poter strutturare un progetto riabilitativo individualizzato, valutare l’efficacia del trattamento attraverso il riesame periodico delle tappe previste dal programma, organizzare progetti ed interventi familiari scolastici e sociali atti a migliorare il trattamento logopedico individuale integrato da supervisioni psicologichee da trattamenti brevi di psicoterapia individuale, o se rivolta ai genitori di coppia.
Un progetto così strutturato vive di tre momenti fondamentali:
1) processo diagnostico integrato
2) intervento terapeutico integrato
3) programma di follow-up successivo alla conclusione del trattamento specifico
L’esame foniatrico di un soggetto comunicopatico in età evolutiva o nell’adolescenza avviene secono le linee guida fondamentali e comuni nei loro tratti essenziali, identificabili in un’accurata indagine anamnestica familiare e personale, nella raccolta dei dati dei primi eventi neonatali dello sviluppo psicomotorio e del linguaggio compilando così il “profilo comunicativo” del paziente.
Nell’anamnesi si tenderà a raccogliere informazioni inerenti una possibile familiarità del disturbo, indagando a fondo anche su probabili casi magari risolti positivamente, che solitamente non sono più considerati come disturbo di fluenza.
Durante l’anamnesi si indaga anche la condizione clinica durante la gestazione quindi se ci sono state minacce d’aborto o altri traumi , incidenti assunzione di farmaci potenzialmente dannosi per il concepimento.
Occorrerà inoltre comprendere l‘insorgenza del disturbo, conclusa la raccolta dei dati anamnestici si procederà con la “valutazione diretta” che in genere inizia con la domanda “Perchè sei quì”?, le cose da considerare sono cosa pensa del suo modo di parlare e se vive un disagio, cosa dicono i suoi interlocutori, se c’è qualche situazione che fa accentuare la sintomatologia.
Ovviamente va valutato il tipo di disturbo se vi sono esitazioni, blocchi, o entrambe quidi se si riscontra disfuenza tonica, clonica o mista. La diagnosi foniatrica è solitamente supportata dalla valutazione logopedica allo scopo di analizzare qulitativamente e quantitativamente la balbuzie, le strategie di compenso attuate per superare le difficoltà.
Solitamente l’esame diretto con i ragazzi viene effettuato in assenza dei genitori, per assicurare al ragazzo la massima riservatezza e per comprendere in assenza di condizionamenti se è realmente interessato al trattamento logopedico, gli si spiega quali sono le modalità di intervento, cosa si può fare insieme lasciandolo libero di scegliere se vuole affrontare il percorso oppure no.
La relazione amichevole che si instraura sarà fondamentale per stabilire una buona “alleanza terapeutica” che ci consentirà di raggiungere gli obiettivi terapeutici prefissati.
Durante l’osservazione è importante annotare la presenza di sincinesie, il contatto oculare, la presenza di movimenti anomali di parti del corpo, la logofobia, le alterazioni del ritmo della respirazione, quindi vanno registrate la frequenza del sintomo ed il tipo di errori commessi, solitamente ci sono consonanti su cui è più frequente la disfluenza.
Se si riesce ad ottenere un campione della voce registrata in varie situazioni sarà interessante effettuare un’analisi qualitativa e quantitativa della disfluenza nelle varie circostante, in tal modo si riesce a comprendere anche la gravità del sintomo
Nella formulazione di una diagnosi è molto pericoloso assumere posizioni assolutistiche che attribuiscono valoredeterminativo agli aspetti organicio agli eventi affettivi separandoli tra loro, è più corretto invece, agiree dando un giusto rilievo a tutte le manifestazionidel fenomeno anche a quelle apparentemente poco rilevanti che invece potrebbero comprometterela risoluzione del caso.
Questo principio assume un’ampia applicabilità soprattutto nell’ambito della psicologia evolutiva analizzando correttamente il modo in cui il soggetto affronta il disagio e sopratutto come si attiva per superarlo.
Un ragazzo disfemico può presentare un comportamento adeguato e asintomatico in un certo ambiente e mostrare notevoli difficoltà in situazioni appparentemente banali in cui non riesce a compensare e controllare la sua sintomatologia, in questo caso il sintomo va analizzato nei suoi aspetti psicodinamici.
Il percorso psicodiagnostico, è concepito come un mometo di riflessione che si sviluppo intorno ai dati raccolti con l’anamnesi, dal colloquio clinicodall’osservazione dalla valutazione ed acquisisce significato solo se conferisce un senso al percorso.
In questo iter è di particolare rilievo l’analisi della domanda cioè da chi è partita la richiesta di intervento se per scelta autonoma del ragazzo, dalla famiglia oppure da segnalazioni scolastiche.