Attualmente il mutismo selettivo è il disturbo da fobia sociale meno conosciuto e considerato, sia in Italia che in ambito internazionale. Generalmente viene scambiato per timidezza, finchè il bambino che ne è affetto inizia la scuola e i genitori si accorgono della sua incapacità di parlare sia nell’ambiente scolastico sia in diverse situazioni pubbliche.
Il numero di bambini che soffrono di questo disturbo, dovuto all’ansia e all’evitamento sociale si è notevolmente incrementato negli ultimi anni. Per questa ragione è necessario avere adeguate informazioni sulla storia e sulle… cause che provocano il mutismo selettivo non che sulle prospettive che possono permettere ai bambini che ne soffrono di uscire dal loro silenzio.
Il mutismo selettivo è un complesso disturbo anzioso dell’infanzia e dell’adolescenza caratterizzato dal rifiuto persistente a parlare di fronte a estranei e in determinate situazioni sociali, nonostante la capacità di comunicare fluentemente in situazioni normali.
Questi bambini e ragazzi tipicamente conversano in modo normale a casa,
dove si sentono sicuri e rilassanti, ma si rifiutano di parlare a scuola o in altri contesti sociali. Per questa ragione, il disturbo interferisce con il rendimento scolastico, con le relazioni con i coetanei e con tutto il funzionamento sociale.
Il mutismo selettivo rappresenta una sindrome clinica relativamente rara, in cui un bambino con una capacità verbali del tutto normali non riesce a parlare in particolari situazioni, per periodi di tempo lunghi. Di fatto chi ne è affetto non utilizza questo mezzo privilegiato di comunicazione nei rapporti con certe persone, di solito insegnanti, ma anche compagni di classe.
La comunicazione non verbale, con le persone con cui il bambino non parla, può restare normale, il che rende evidente che non si tratta di un rifiuto di comunicare, per ciao di non parlare (mutismo) non è una scelta: non è elettivo. Il nome tradizionale di mutismo elettivo ancora in uso in alcuni sistemi di classificazione internazionale (ICD-10)è però ancora molto diffuso, anche se del tutto inappropriato a definire questo disturbo.
Il mutismo diventa di solito evidente miei periodo della scuola primaria, quando la comunicazione verbale tra alunno e l’insegnante è una necessità per il controllo dell’informazione ricevuta, ovvero quando ci si aspetta dall’alunno un intervento durante discussioni in piccolo/grande gruppo, o più semplicemente una risposta verbale durante un’interrogazione orale.
I bambini affetti da mutismo selettivo parlano normalmente con un piccolo gruppo di persone con le quali si sentono a loro agio, soprattutto nell’ambito familiare. Di solito parlano con i parenti più stretti quando si trovano a casa e non sono presenti altre persone, mentre si rifiutano di parlare a scuola a causa dell’ambiente per loro poco confortevole.
Tuttavia le abitudini comunicative di questi bambini possono variare anche significativamente: ci sono bambini che non comunicano con alcuni familiari dentro casa ed esistono casi, benché molto rari, di bambini che parlano normalmente a scuola ma non nell’ambiente casalingo.
Molti bambini selettivamente hanno un grande desiderio di parlare in tutte le situazioni, ma non riescono a farlo. Possono avere paura di parlare o di interrompere l’abitudine di non parlare, oppure possono sentirsi imbarazzati a parlare perché non sanno quale sarà la reazione da parte delle altre persone .
Attualmente esistono discussioni sulla diagnosi del mutismo selettivo. Secondo il DSM-IV, la condizione deve essere diagnosticata dopo un mese di mutsimo, non contando il primo mese di scuola, periodo durante il quale molti bambini possono apparire timidi, presentando difficoltà nell’esprimersi.
La maggior parte dei bambini con mutismo selettivo ha una predisposizione genetica ai disturbi legati all’ansia, ma situazioni ambientali stressanti possono esacerbare la loro ansia. Circa il 90% di bambini con mutismo selettivo risponde ai criteri diagnostici del DSM-IV della fobia sociale.
Il mutismo selettivo viene attualmente considerato come una condizione derivata dall’ansia estrema: infatti, un bambino capace di comunicare oralmente può sentirsi talmente sopraffatto dall’ansia di fronte a determinate richieste del contesto da non riuscire a rispondere adeguatamente (ad esempio parlare all’insegnante o di fronte ad altre persone).
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