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Legami tra l’AAC, la comunicazione, il linguaggio e la metacognizione (1 di 3)

21 Gennaio 2013 Lascia un commento Scritto da Dott. Roberta Riccio

Ultimamente sto leggendo davvero tantissimi articoli, alcuni anche più datati, ma trovo che siano ancora molto attuali…

Tra gli atti del Convegno Nazionale AICA del 1990 ho trovato l’articolo che  leggerai…

Relazione presentata al Convegno Pensiero-parola: un percorso non sempre attuabile tenutosi a Firenze il 4,6 novembre 2004.

L’AAC (Augmentative Alternative Comunication) è una pratica clinica utilizzata in riabilitazione per favorire la comunicazione la dove vi sia impossibilità di utilizzare il linguaggio verbale.

Tale approccio, nato agli inizi degli anni 70 in Canada e oggi operativo in molti Paesi,  si fonda sul presupposto che… se un soggetto con disturbo  espressivo del linguaggio può utilizzare altre modalità per trasmettere propri pensieri.

Quindi le parole possono essere contenute in immagini che sostituendole possono veicolare un messaggio e dar vita alla comunicazione… sulla tabella cartacea o informatiche, ordinate per categoria, persone, luoghi, oggetti ecc., così che il disabile indicandole secondo le proprie possibilità motorie possa riuscire ad esprimersi.

La relazione presentata al Convegno si focalizza in particolare, non tanto sugli strumenti che possono consentire la comunicazione (codici o tecnologie), quanto sul processo cognitivo che sottostà all’uso di un codice alternativo o di ausili tecnologici per la comunicazione.

Il motivo per cui  il fulcro del dibattito viene incentrato su questo aspetto è la costante richiesta da parte di genitori e terapisti che ricercano uno strumento per recuperare la comunicazione della persona assistita.

Viene evidenziato  come il percorso per acquisire una nuova possibilità comunicativa non sia nè semplice, nè bereve poichè è necessario attivare un processo di consapevolezza affinchè il disabile verbale possa esprimere in modo più comprensibile e ordinato il proprio pensiero.

Per meglio chiarire quanto esposto fino ad ora nella relazione sono messi in evidenza alcuni punti cruciali relativi:

– a un confronto  tra linguaggio e AAC

– al processo metacognitivo che consente una competenza comunicativa mediante l’uso di un codice;

– alla metodologia di intervento.

Differenza tra linguaggio e AAC nella modalità esecutiva

Il linguaggio è il risultato di un processo che non nasce dall’interazione del bambino con il mondo, le informazioni di questa interazione si strutturano attraverso un processo di elaborazione in rappresentazioni mentali -il pensiero non verbale- che in seguito può assumere una forma codificata: il linguaggio appunto.

Ma il linguaggio si struttura senza un percorso di consapevolezza del soggetto. Nella normale evoluzione linguistica il bambino impara quindi a parlare senza essere consapevole delle regole di composizione di linguaggio utilizzando in modo corretto coniugazione dei verbi articoli forma plurale o singolare, aggettivi ecc. in maniera spontanea e generalmente corretta.Non deve effettuare un faticoso percorso metacognitivo per sapere cosa mettere prima o dopo, se mettere il verbo al passato al futuro, tutto si organizza apparentemente in modo automatico.

A 3/4 anni il bambino che è in grado di esprimersi linguisticamente in modo appropriato relativamente alle sue esperienze, ma non in modo esplicitamente consapevole: la consapevolezza linguistica si forma successivamente, di norma, durante il processo di acquisizione della letto scrittura.

Il linguaggio verbale e dunque il risultato di un processo interno che sistematizza e organizza le esperienze e le conoscenze di un soggetto in modo tale da trasformarle in un prodotto sonoro, le parole.Parlare non richiede uno sforzo cognitivo, né di memoria, né di organizzazione, tranne che per i contenuti ovviamente, ma non per quanto riguarda il codice, inteso sia nella sua forma lessicale e morfosintattica, che fonologica e fonetica, la trasformazioni tra il pensiero e le parole avviene in forma automatica e pressoché simultanea.

Che cosa succede quando al posto della parola si utilizza un codice esterno?

Non perdere il prossimo articolo…

 Bibliografia

–          AA.VV. La Comunicazione Alternativa – Atti del Convegno Nazionale AICA 1990

 Ed. Franco Angeli Milano ‘90

–          Damasio A. R. L’errore di Cartesio – Ed.Adelphi ‘99 –          Gava M. L. …e se manca la  parola, quale comunicazione e quale “linguaggio”? Riabilitazione Oggi – Numero monografico n.2 Febbraio ‘99 –          Karmiloff-Smith A. Oltre la mente modulare – Ed. il Mulino ‘95 –          Luria A. R. Come lavora il cervello – Ed il Mulino ‘77 –          Mc Shane J. Lo sviluppo cognitivo Ed. il Mulino ‘96 –          Piattelli Palmarini M. (a cura di) Linguaggio e apprendimento (il dibattito tra Piaget e Chomsky) Ed. Jaca Book ‘91 –          Pinker S. L’istinto del linguaggio – Ed. Mondatori ‘97

 

 

Prevenzione
AAC, CAA, comunicazione aumentativa alternativa
La fobia scolare …
Cosa accade quando al posto della parola si adopera un codice esterno? (2 di 3)

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