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Linguaggio dei segni in matematica…

19 Settembre 2011 Lascia un commento Scritto da Dott. Roberta Riccio

Ho letto recentemente un articolo in merito all’esperienza di un Prof. di matematica che si è dedicato all’insegnamento con bambini disabili.

Il lavoro è stato svolto con bimbi affetti da aipoacusia, mi ha interessata molto pertanto voglio rendervi partecipi di tale storia… Riporto di seguito il racconto del Proff.!

Lavorando con questi bambini sordi si notava subitola necessità che questi hanno, più degli udenti, di sistemare le categorie spazio-temporali e logiche.

Io allora credevo che… bastasse raccontare, mostrare, far completare opportune schede, esemplificare, appendere opportuni cartelloni,… ed essere “martellanti” nelle proposte per dare o recuperare questi concetti.

Solo scontrandomi con gli insuccessi ho capito fino in fondo cosa significa “categorie primitive”, cioè categorie mentali non riconducibili ad altre e quindi come tali non assmilabili attraverso la spiegazione, l’esempio, il mostrare… degli altri,

conquistabili solo con l’esperienza diretta basata sull’attività cinestetica.

L’essere “categorie primitive” e cosa questo implica è più comprensibile attraverso esempi appartenenti al mondo dei sentimenti. Un individuo non può capire che cos’è l’amore attraverso la spiegazione, i filmati , i racconti… ma solo attraverso l’esperienza diretta potrà possedere e capire questo sentimento primitivo.

Solo a questo punto lo scambio di pareri con altri che hanno fatto la stessa esperienza può portare ad approfondire, a dominare meglio, ad essere più consapevoli e quindi a fare evolvere meglio il sentimento.

Analogamente per lo spazio e per il tempo, solo quando l’esperienza diretta ha fornito questi concetti è possibile affiliarli e farli evolvere fino a raggiungere una capacità nel comunicare sinteticamente e simbolicamente i concetti stessi.

Solo così i concetti diventano strumenti per comprendere altri concetti che derivano da essi.

A questo punto il confine tra qualsiasi disciplina e l’ educazione motoria potrebbe sembrare poco chiaro, non è così perchè la conoscenza del proprio essere fisico ( coscienza dello schema corporeo e dello schema motorio), non costituisce uno schema matematico ma è alla base dei concetti matematici.

La matematica arriva quando un individuo proietta la sua struttura corporea e/o il suo agire sulla realtà che sta dentro o fuori dell’individuo stesso, in questo modo gli attributi e le proprietà della fisicità del suo corpo sono il tramite che gli permette di dare o di scoprire gli attributi e le proprietà della realtà.

Sono questi ultimi i concetti matematici e si possono elencare: ordine, posizione, dimensione, quantità, operatività aritmetica, forma, …

Tante incapacità matematiche di molti sordi  hanno la loro origne  nella incompleta  o scorretta maturazione degli schemi corporei/motori. Se ad esempio si considera il concetto spaziale davanti/dietro ci si rende conto che tutti i bambini (sordi e non) nelle prime fasi della conoscenza posizionali non hanno il concetto di riferimento.

Quindi nell’esperienza diretta chiedendogli per esempio di posizionarsi davanti ad un compagno potrebbe mettersi vicino o di schiena, proprio per inesperienza sensoriale di tale concetto.

Davanti dientro in mezzo il primo della fila l’ultimo ecc sono tutti concetti spazio tempoirali che devono essere sperimentati per poterli attribuire ad altre attività.

Non esiste concezione spaziale se prima non c’è concezione di sè e della propria fisicità.

Ho trovato quest’esperienza molto significativa ed uno spunto utile per chi approccia un lavoro cognitivo con qualsiasi bambino che presenti difficoltà, spero ti sia piaciuto!

 

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