Alcune persone presentano un’alterazione del ritmo del linguaggio, mostrano un’eloquio caratterizzato da una spasmodica velocità, e alcune consonati vengono pronunciate in modo completamente erreto, al punto di rendere inintelligibile o quasi il discorso.
Questa alterazione viene sottovalutata fortemente da chi “ne soffre” sono solitamente i familiari, gli amici, gli insegnanti, se si tratta di un soggetto scolarizzato, che evidenziano tali aspetti del linguaggio negativamente.
Questo disturbo chiamato Tachilalia, segue lo stesso percorso riabilitativo della disfluenza, poichè nel linguaggio solitamente da una valutazione logopedica funzionele si può evidenziare un’alterazione nella respirazione, di tipo apicale, cioè inspirando si nota l’innalzamento delle spalle e del petto e con inadeguata durata del soffio espiratorio e della tenuta dello stesso .
L’intereventro riabilitativo logopoedico… viene progettato in base alla diagnosi effettuata dal foniatra, che solitamente stila un programma inerente alla patologia riscontrata, purtuttavia deve essere modificato opportunamente in base all’evoluzione di ogni singolo paziente.
In linea di massima il lavoro sarà incentrato sull’impostazione delle corrette modalità respiratorie (respirazione costo-diaframmatica), sull’accordo tra respirazione e linguaggio (accordo pneumofonico), ed infine sull’articolazione delle consonanti distorte (impostazione fonetica).
I tempi di realizzazione del progetto variano a seconda dell’età del paziente e della gravità del sintomo, purtuttavia essendo una terapia basata sull’impostazione di esercizi che solitamente non presentano difficoltà di esecuzione di alto livello, io prevedo tempi di realizzazione, salvo rivalutazioni cliniche, quantificabili in 6-12 mesi.
Ho voluto esprimere il tempo di realizzazione del progetto, poichè credo nella somministrazione periodica e ciclica di tale terapia, cioè se un bambino dopo sei mesi non ha acquisito nessuna delle strategie fornite durante la riabilitazione, potrebbe semplicemente non esser maturo per affrontare il percorso logopedico,
quindi a mio avviso la cosa migliore è sospendere la terapia per riprenderla successivamente, ovviamente tali decisioni vanno ponderate in un’equipe multidisciplinare e con l’accordo dei familiari.
Sarà certamente più fruttuosa una terapia sospesa e poi ri- eseguita con collaborazione e motivazione da parte del paziente, piuttosto che un’intervento protratto nel tempo dove la partecipazione del nostro assistito viene a cadere inficiandone certamente l’esito.