Di sicuro ogni bambino è diverso dall’altro, se parliamo di autismo poi davvero la diversità di ogni soggetto è rilevante, ancora oggi non ci sono certezze sulle cause dell’autismo ed anche l’intervento riabilitativo non segue un percorso obbligato nè uguale per tutti,
molto dipende dalla formazione dei terapisti, ma a mio avviso soprattutto dalla convinzione che per ognuno ci sia un percorso da costruire a misura, quando si lavora con la scuola mi piace pensare ad un circuito di proposte che si susseguono e si intrecciano, il bambino è inserito nella rete sociale… della sua famiglia in primis e subito dopo nella scuola, quindi sono questi i due contesti nei quali va aiutato e guidato.
Non si può ignorare la rete attorno al “bambino”, c’è sempre ed è coinvolta e conta tanto anche quanto il fulcro dell’intervento non poggia con determinazione sulla sinergia tra i diversi sistemi.
L’inteccio delle proposte forma una base di intervento che è la migliore impalcatura per lavorare con il bambino autistico, per determinare dei cambiamenti.
La scuola ha un ruolo importantissimo con il gruppo dei coetanei, poichè in terapia il rapporto è individuale, diventa l’ambiente scolastico il più idoneo per modellare i comportamenti sociali, per insegnare come interagire con i propri compagni di classe,
la difficoltà a mio avviso è che accanto agli educatori dovrebbero esserci il neuropsichiatra infantile il foniatra lo psicologo i terapisti. Spesso parliamo lingue differenti ci confrontiamo anzi ci scontriamo, dimenticandoci che siamo uniti dallo stesso scopo, migliorare la qualità della vita di un bambino, si fa a gara a chi ne sa di più a chi è il più bravo in competizioni inutili e controproducenti.
Un iter riabilitativo dovrebbe comprendere sempre un intervento a scuola, sin dalla materna, per guidare la classe ad accogliere un comportamento differente ed integrare al meglio il bambino nel gruppo classe, certo bisogna fare differenza da caso a caso se il bambino è verbale o meno, ed interagire con metodiche adeguate alle sue competenze.
Per esempio se il bambino autistico non comprende quale sia il suo posto, la sua sedia, si possono creare delle etichette con animali o giocattoli che lo aiutino a riconoscere il proprio posto, altro passaggio fondamentale è di aiutare il bambino “disabile” ad interagire in modo corretto con gli altri mpodellando i comportamenti, insegnare a porre domande semplici, che per gli autistici vanno indotte, come ad esempio chiedere ad un compogno il suo nome ecc…
A mio avviso, dovrebbe essere sempre prevista oltre alla figura di un insegnante di sostegno anche la presenza di un terapista specializzato all’interno della scuola per poter fornire gli strumenti migliori e gettare delle buone basi per lo sviluppo delle competenze cognitive e comunicative del bambino che deve essere il fulcro di tutti gli interventi in essere.
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